La Cultura della Ceramica a Montelupo!

Essay by jionickUniversity, Master'sD+, February 2004

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Astratto

Nei secoli del Basso Medioevo in Montelupo, 'terra murata" del Contado di Firenze, viene a stabilirsi una delle più importanti concentrazioni produttive di fornaci e botteghe dedite alla fabbricazione della ceramica smaltata (ma-iolica) dell'intero bacino del Mediterraneo. Il fenomeno ampiamente sorretto sia dalla committenza che dai capitali della "Città Dominante', trasforma progressivamente questo luogo nel "centro di fabbrica" privilegiato per lo sviluppo dell'"arte degli orcioli" fiorentina.

Introduzione

Il Comune di Montelupo Fiorentino si trova tra il Montalbano e la media valle dell'Arno, a metà strada tra la catena appenninica e la costa tirrenica. L'ubicazione, la ricchezza d'acqua, di terre adatte e di boschi della zona spinsero tra le numerose antiche attività artigiane anche quella della ceramica. Le botteghe e le fornaci dei ceramisti videro il maggiore sviluppo nei secoli XV e XVI.

Dopo una crisi stilistica e produttiva verso la metà del '600, e la creazione dei famosi "Arlecchini", le famiglie e le botteghe artigiane hanno tramandato fino a noi l'arte della forgiatura e decorazione della "terra" esportando le loro splendide creazioni in tutto il mondo.

Ancora oggi è possibili ripercorrere e riscoprire questa vecchia produzione grazie al Museo Archeologico e della Ceramica che documenta la vastità della produzione montelupina e testimonia la storia di un territorio dove capacità artistiche diffuse e sapienza artigiana si sono trasmesse da generazioni e sono, oggi più che mai, la carta di identità e la garanzia più apprezzata. Gli eredi attuali di una così preziosa tradizione sono centinaia di addetti alle lavorazioni artistiche: dove ogni fase di lavoro si basa sull'opera manuale dell'uomo.

Indice

Astratto 2

Introduction 3

Parte Prima : La Storia di Montelupo

Storia di Montelupo Fiorentino 6

L' Età antica 6

L' Alto Medioevo 7

L' Incastellamento 8

Tra Guidi e Alberti 9

Il comune di Firenze 10

La ricostruzione del Castello 11

La Podesteria 11

Le mura nuove 12

Il Quattrocento 13

La Crisi secolare 14

Il Settecento 15

La Rinascita produttiva 15

Parte Seconda : La Storia della Ceramica

La Storia della Ceramica di Montelupo 16

Le Origini Medievali 17

La Maiolica Arcaica 17

Lo Sviluppo 18

L' Epoca d'oro di Montelupo 18

La Crisi 19

La Rinascita produttiva 20

La Riscoperta di una Tradizione 20

Conclusione 22

Bibliografia 23

Parte Prima : La Storia di Montelupo

Storia di Montelupo Fiorentino

Montelupo Fiorentino è situato nel Valdarno inferiore sul versante sinistro del fiume Arno alla confluenza con il torrente Pesa. Dista 25 km dal centro di Firenze, lungo la ferrovia che collega la città a Pisa seguendo il corso dell'Arno. Il territorio comunale conta circa 10.000 abitanti ripartiti su una superficie di quasi 25 km2.

L'età antica

Già in epoca etrusca quest'area era coperta da una diffusa rete di insediamenti distribuiti nelle campagne. La colonizzazione romana, pur favorendo l'accentramento delle funzioni economiche ed amministrative nei nuclei del fondovalle, lasciò intatta questa rete, su cui si fondava un'agricoltura legata a colture specializzate, quali la vite.

Le prime testimonianze di una frequentazione dell'area di Montelupo in epoca classica sono le tracce di sepolture etrusche, databili tra il IV ed il III secolo a.C. , recentemente venute in luce nell'area del castello.

Sulle altre significative presenze, quali il grande edificio romano di epoca tardo-repubblicana in località podere Virginio, troverete un'ampia documentazione nelle pagine dedicate agli scavi effettuati dal Museo.

La probabile esistenza, già in epoca romana, di un ponte sull'Arno tra Capraia e Montelupo, favorisce l'identificazione di Montelupo con la mansio Ad Arnum, disegnata sulla Tabula Peuteringeriana (una copia alto-medievale di uno straordinario stradario romano).

L'Alto Medioevo

Dopo la definitiva distruzione degli insediamenti romani durante la profonda crisi tra V e VI secolo, la probabile ripresa del popolamento fu tutt' altro che facile. Ad un momento di crescita, determinatosi tra VII ed VIII secolo, che si può pensare esser proseguito sino alla metà del IX, deve essere poi succeduto, come in altre parti d'Italia, un momento di grande difficoltà . Non a caso, infatti, anche nella nostra area si tornano ad occupare gli antichi insediamenti etruschi d'altura , ed a frenare il recupero di quelli del fondovalle, meno difendibili.

L'ultima ondata di invasioni ed il conseguente affacciarsi in Italia di popolazioni dedite al sistematico saccheggio come Ungari, Vichinghi e Vareghi, ma anche le imprese dei Saraceni che più volte allora si affacciarono nel Valdarno inferiore, non poteva che imporre molta prudenza agli abitanti di questa parte della Toscana. Vivere in una pianura percorsa da un fiume navigabile come l'Arno, che aveva per confine naturale un sistema montagnoso, facile a risalire per poi discendere repentinamente nel fondovalle, non poteva avvenire con la necessaria tranquillità , se non a condizione di tenere sotto controllo i punti di accesso dall'esterno. Ma rafforzarsi in queste zone di interesse strategico e popolare i centri della pianura era difficilmente compatibile con le risorse demografiche dell'Alto Medioevo.

L' Incastellamento

Di fronte all'insicurezza del fondovalle la popolazione, in lenta crescita, si stabilisce nelle zone collinari. E' la fase storica che vede il capillare diffondersi dei castelli, spesso piccoli agglomerati scarsamente fortificati, ma tali da costituire per la popolazione circostante un luogo di rifugio immediato, ove ripararsi dalle rapide incursioni che giungono dall'esterno, improvvise come bufere, e non preavvertite da nessun potere centrale al quale affidare la resistenza.

Strutture medievali, tra le quali una strada acciottolata e alcuni tratti di forticazione, sono stati messi in luce dagli scavi condotti dal Museo nell'area del Castello di Montelupo.

All'epoca d'oro del particolarismo feudale, a quel tragico X secolo in cui tutti i poteri, tanto civili che religiosi, sembravano aver fatto definitivo naufragio, a quest'epoca di ferro e di sangue debbono probabilmente risalire i primi segni di stabile rioccupazione della collina di Montelupo. Tra IX e XI secolo, l' Empolese e i dintorni di Montelupo divennero infatti una sorta di zona di confine tra i potentati dei conti Cadolingi di Fucecchio, dei Guidi di Pistoia e degli Alberti di Capraia, con la presenza anche di un'altra famiglia comitale, quella dei Ravegnani.

I conti Alberti si fortificarono sul poggio di Capraia, in posizione strategica sulla via d'acqua e sul percorso stradale tra Firenze e Pisa.

Come ogni castello posto a controllo di un corso d'acqua, anche quello di Capraia, per poter esercitare appieno questa funzione, doveva necessariamente esser dotato di un sistema di fortificazioni minori, ad esso visivamente collegate, in grado di rafforzarne le possibilità di avvistamento e di difesa. Di un tale sistema facevano con ogni probabilità parte tanto il castelluccio di Sammontana, che una serie di torri collocate lungo la viabilità della riva destra dell'Arno, recentemente ritornate in luce, quanto altri "guardinghi" della sponda opposta, dei quali, forse, la cosiddetta "torre dei Frescobaldi", posta appunto il località "La Torre", costituisce la sopravvivenza. Ovvio, quindi, pensare che la propaggine collinare dell'altra sponda, detta "Montelupo", anch'essa nei territori alberteschi, non potesse essere trascurata nell'approntare una tal rete di fortificazioni; ciò, ovviamente, per il fatto che, se essa fosse caduta in mani ostili, la presenza dei nemici su un punto così forte dell'altra sponda avrebbe di fatto impedito al castello di Capraia (come infatti avvenne) un efficace controllo di questo territorio.

Pensiamo quindi che, sul finire dell'Alto Medioevo, si sia venuto sviluppando, in parallelo al Castello di Capraia, questa rete di fortificazioni, della quale doveva necessariamente far parte, magari in forma di semplice torre protetta da steccaie e terrapieni, sul modello degli antichi guardinghi longobardi, una qualche struttura di avvistamento e difesa posta sul colle di Montelupo.

Tra Guidi e Alberti

Il potere in ascesa dei Conti Guidi si scontrò con quello degli Alberti, con cui si contendevano il controllo della vallata. Il conflitto si fece aperto nel 1120 e, anche se non produsse alcuna conseguenza, equivalendosi in pratica le forze di entrambi, determinò fenomeni di lungo periodo, quali l'incastellamento di Empoli, avviato da Guido Guerra nel 1119. In questi anni è del tutto probabile che anche gli Alberti abbiano provveduto a munire e rafforzare i loro possessi, a cominciare da Capraia, senza ovviamente poter trascurare Pontorme e, crediamo, rinsaldare la loro presenza nella zona di Montelupo ampliando la fortificazione del colle, mantenuta, con ogni probabilità , al rango di insediamento militare.

Il Comune di Firenze

Non possiamo sapere con sicurezza quando l'influenza fiorentina cominciò ad esercitarsi in quest'area del Valdarno, ma è da ritenere che la necessità di alleanze dell'una e dell'altra casata abbia precocemente finito per favorire gli interessi della città , in fase di grande espansione, già nel corso della prima metà del XII secolo.

Nel 1180 gli Empolesi giurarono ai Fiorentini un oneroso patto di sottomissione. Empoli era da tempo uno dei più importanti castelli e possedimenti dei Conti Guidi pistoiesi, munita di ben due palatia feudali; se essa (e quindi i Guidi) ritenne opportuno scendere a miti consigli con Firenze, vuol dire che la pressione politica (e forse anche militare) esercitata dai nuovi arrivati doveva avvertirsi da tempo, e non solo a Empoli.

A riprova di ciò basta osservare come nel documento giurato dagli empolesi si contenga l'impegno di fornire ogni anno per la festa di S. Giovanni, patrono della Città Gigliata, un cero più grande di quello che erano soliti inviare i Pontormesi. L'accenno ad un obbligo precedentemente contratto dai fideles di questo castello, avamposto degli Alberti sulla riva sinistra dell'Arno, lascia intendere come i Fiorentini avessero cozzato con successo contro l'altra casata feudale in data anteriore al 1180.

Il conflitto tra la Repubblica Fiorentina ed i conti Alberti esplose violentissimo nel 1184 ed ebbe per teatro di guerra soprattutto la Valdelsa (il castello di Semifonte, Certaldo), ma anche il Mugello e la Val di Pesa. Le durissime condizioni di pace imposte allora dai fiorentini implicavano in pratica la cessione della metà delle imposte che i sudditi pagavano ai conti, e prevedevano anche la cessione di una torre del Castello di Capraia, che i fiorentini avevano il diritto di mantenere o atterrare a proprio piacimento.

Questa torre potrebbe essere stata nient'altro che il guardingo posto sul colle di Montelupo, al servizio del Castello di Capraia: ciò, tra l'altro, renderebbe assai più piano e comprensibile il senso dei successivi avvenimenti.

La ricostruzione del Castello

Nel 1203, in seguito ad una vertenza tra eredi degli Alberti il Comune di Firenze interviene a distruggere l'originaria fortificazione feudale sul colle di Montelupo, premessa per instaurare un controllo deciso su tutta l'area.

Estromessi gli Alberti, Firenze mise mano ad una grandiosa ricostruzione del castello che dovette avvenire in pochi anni (nell'arco di tempo 1203-1206, ma con tutta probabilità già nella primavera del 1204.

Consapevoli che solo con la presenza di un forte nucleo abitativo il nuovo castello poteva essere tenuto con sufficiente sicurezza, i fiorentini vi introdussero le popolazioni già addensate nei borghi e nelle ville limitrofe.

Poi, nella seconda metà del Duecento, la feudalità perse completamente il controllo del Valdarno. Fu la nobiltà di denaro a subentrare, ove possibile, a quella di sangue, accaparrandone i beni che venivano svincolandosi dai legami dinastici e feudali. Gli Adimari ad Empoli, i Mannelli e i Frescobaldi nella zona di Pontorme e Montelupo sostituirono così, per quanto fu loro possibile, le casate feudali dei Guidi e degli Alberti nel ruolo di principali detentori dei patrimoni immobiliari esistenti nelle diverse comunità . I Frescobaldi mantennero ed ampliarono torri, come quella esistente nei pressi di S. Quirico, e tennero il patronato di un consistente numero di chiese, sparse soprattutto nell'area montelupina.

La Podesteria

E' verso la fine del XIII secolo che Firenze inizia ad organizzare capillarmente il proprio Contado trasformandolo gradualmente in embrione di unità statale

Montelupo riceve un podestà inviato dalla Città per l'amministrazione della giustizia e per svolgere in loco le complesse funzioni di ufficiale di governo. La "terra murata" valdarnese può ritenersi comune a sé stante, come espressamente dichiarato negli statuti fiorentini sino dal 1321, mentre sotto il profilo militare la popolazione del castello viene inserita in una lega comprendente anche Pontorme.

La Podesteria di Montelupo, di cui ci è pervenuto lo statuto del 1416 con successive modifiche e rifacimenti, si estendeva anche all'altra sponda dell'Arno, sino a comprendere Capraia. Con la nascita dei vicariati, ai quali spettava la giustizia criminale, Montelupo viene posto nella circoscrizione del vicario di Certaldo (1415).

Nella riorganizzazione dello stato operata da Cosimo I, poi, la podesteria si sarebbe ulteriormente allargata sino a comprendere anche Lastra a Signa e la Lega dei popoli di Gangalandi.

Una delle filze di Atti Civili del Podestà conservati presso l'Archivio Storico Comunale di Montelupo Fiorentino

Le mura nuove

Nel 1312 Enrico VII chiese la restituzione di Montelupo all'Impero, assieme a molte altre terre e castelli, evidentemente come rivendicazione della potestà imperiale sull'eredità cadolingia. Dalla guerra che ne nacque e che vide i Pisani alleati agli imperiali, derivò la necessità di rendere più forti alcuni castelli del Valdarno, distruggendone i borghi sottostanti, nei quali potevano annidarsi i nemici. Fu così che il borgo di Montelupo, assieme a quello di Pontorme, dovette essere raso al suolo.

Nel 1325 fu Castruccio degli Antelminelli che progettò di impadronirsi di Montelupo e di Capraia per ostacolare le comunicazioni dei Fiorentini; il tentativo però venne tempestivamente sventato dal podestà di Fucecchio. Castruccio, tuttavia, dopo la vittoria di Altopascio, venne ad accamparsi quello stesso anno sui colli di Signa facendo incursioni o, come allora si diceva, "cavalcate" e guastando le campagne, fino a saccheggiare e bruciare, ancora una volta, il borgo di Montelupo.

Questi fatti, a cui si deve aggiungere un probabile aumento della popolazione, unitamente agli effetti deleteri della terribile alluvione del 1333, convinsero i Fiorentini a fortificare con maggiore impegno il borgo di Montelupo. Le nuove mura, terminate nel 1336 ed ancora visibili in buona parte, dovevano proteggere con maggiore efficacia delle precedenti il sonno dei montelupini, anche se, come molte delle imprese edilizie avviate in quel periodo, furono evidentemente programmate con un certo ottimismo rispetto alle future necessità abitative.

Fu poi la peste del 1348 e, di più ancora, l'endemicità del morbo, ad assottigliare la popolazione, impedendone una crescita rilevante sino al primo quarantennio del Cinquecento: in tal modo molti degli spazi interni alle mura, complice anche l'incremento delle attività ceramiche, restarono spesso occupate dalle fornaci.

Il Quattrocento

Con il XV secolo il lungo processo di trasformazione di Montelupo da castello a "terra murata" fiorentina, può dirsi definitivamente concluso, col tipico modello, incentrato sulla forma rettangolare del borgo fortificato, spartito a metà dalla viabilità principale.

Questa è l'epoca in cui si sviluppa, grazie anche all'apporto dei capitali cittadini, la manifattura ceramica, che vivrà la sua stagione migliore tra il 1450 e il 1530.

Su questo argomento vedi la Storia della Ceramica di Montelupo.

La crisi secolare

Annunciata alla metà del Cinquecento, la crisi delle manifatture montelupine dilaga a partire dalla fine del secolo, che vedrà anche la costruzione della villa medicea dell'Ambrogiana (1589-1591). Con le ripetute epidemie del Seicento e la concomitante crisi demografica, economica e politica che investe l'Italia, anche la vitalità di Montelupo subisce un duro colpo, tanto da far quasi dissolvere uno dei maggiori centri di produzione italiani.

Il Settecento

L'attività delle fornaci di ceramica e di terracotta, mai sospesa del tutto, torna ad un modesto incremento nella seconda metà del Settecento, accanto allo sviluppo di un nuovo settore, quello del vetro.

Nel 1784 avviene anche lo spostamento della pieve dall'area del castello a quella del borgo: la nuova chiesa venne costruita sul sito di una precedente dei frati Domenicani di Santa Maria Novella.

La rinascita produttiva

Fu l'Ottocento, con la costruzione della ferrovia Firenze-Pisa, a vedere la rinascita della produzione ceramica nella vicina Capraia ad opera dei Bardi e poi dei Fanciullacci. Quest'ultimi, trasferitisi a Montelupo nel 1911, furono realmente i rifondatori della manifattura delle ceramiche locali.

Foto di gruppo che ritrae le maestranze della fabbrica di maioliche Fratelli Fanciullacci di Montelupo, intorno agli anni venti del Novecento.

Oggi Montelupo è tornato ad essere uno dei maggiori centri italiani di produzione ceramica, inserito nel distretto produttivo empolese, uno dei più vivaci della Toscana.

Parte Seconda : La Storia della Ceramica

Storia della Ceramica di Montelupo

Quello di Montelupo è stato un destino bizzarro: dopo esser stato per secoli il maggior centro di fabbrica della maiolica toscana, ed uno dei maggiori d'Europa, aveva subito un lento ma inesorabile declino che portò quasi alla scomparsa delle attività ceramiche tra XVIII e XIX secolo. Il "lungo sonno" dei ceramisti locali durò fino alla fine dell'Ottocento, e fu il secolo successivo a vedere la nuova crescita delle attività ceramiche che, evidentemente, potevano contare su una tradizione manifatturiera mai del tutto spenta.

Ma la rinascita dell'artigianato ceramico non portò immediatamente alla riscoperta del glorioso passato, ormai troppo lontano, di cui si favoleggiavano oscuri ricordi ravvivati dal continuo ritrovamento di frammenti (e spesso anche più che frammenti) che andavano ad arricchire le collezioni dei primi appassionati locali.

Questa storia è il racconto di come, attraverso il lavoro appassionato di tanti uomini, un paese ha ritrovato il proprio passato e ha dato al mondo la possibilità di conoscere ed interpretare una vicenda artistica, economica, tecnologica.

Le origini medievali

Montelupo (poi Montelupo Fiorentino) è una cittadina d'origine medievale, la cui edificazione come castello si deve all'espansione fiorentina indirizzata all'inizio del XIII secolo lungo la valle dell'Arno. Le conquiste dei Fiorentini, realizzate a scapito del potere signorile locale (i conti Alberti), erano infatti volte ad aprire alla Città gigliata l'accesso diretto al mare, di cui l'Arno, come via d'acqua navigabile, rappresentava il principale collegamento.

Nato probabilmente come rocca militare in appoggio al più grande castello di Capraia, che gli sta di fronte sulla sponda opposta del fiume, Montelupo rappresentava infatti un punto-chiave per l'accesso alla vallata di Firenze. Conquistato l'avamposto, i Fiorentini lo ampliarono e fortificarono, favorendone lo sviluppo abitativo.

La maiolica arcaica

Ad iniziare dalla seconda metà del XIII secolo in Montelupo si comincia a produrre la maiolica arcaica. Queste prime lavorazioni con rivestimento smaltato (ossido di piombo e ossido di stagno, "accordati" tra di loro da una "fritta", cioè una componente ottenuta dalla fusione di sabbie silicee) sono in tutto simili a quelle effettuate in diverse località della Toscana (Pisa, Firenze, Bacchereto, Pistoia, etc.), e sembrano riferirsi particolarmente, per il loro repertorio decorativo, alle produzione smaltate della Catalogna, delle Baleari e della Provenza.

Lo sviluppo

All'inizio del XV secolo, però, le attività ceramistiche di Montelupo ricevono un forte impulso dalla conquista di Pisa (1406), che apre finalmente a Firenze la via del mare. Trovandosi proprio sul corso dell'Arno, le fornaci di Montelupo vengono così ad avvantaggiarsi per una posizione che consente loro di collegarsi rapidamente al mercato internazionale, minimizzando le spese di trasporto: le ceramiche, infatti, possono ora essere caricate su piccole barche adatte alla navigazione fluviale (dette "navicelli") che, scendendo la corrente del fiume, giungono con facilità ai porti d'imbarco marittimo (Pisa e poi Livorno).

Attratto da quest'opportunità , il capitale mercantile fiorentino comincia ad affluire nel corso del Quattrocento verso le botteghe ceramiche di Montelupo, favorendone lo sviluppo e creando così le condizioni per la concentrazione in questo luogo delle attività fittili già svolte nelle località circostanti (in particolare a Bacchereto). Di questo fenomeno è rimasta traccia significativa nell'atto notarile con cui Francesco degli Antinori si impegna nel Settembre del 1490 ad acquistare per tre anni l'intera produzione di ben 23 maestri vasai attivi in Montelupo, retribuendola secondo una tariffa concordata.

L'epoca d'oro di Montelupo

Lo sviluppo produttivo e tecnologico montelupino attira nel corso del XV secolo importanti committenze; molte famiglie nobiliari fiorentine (Medici, Strozzi, Machiavelli, Canigiani, Frescobaldi, Pucci, etc.) indirizzano le loro commesse verso le fornaci locali o ricevono in dono maioliche di Montelupo (lo stesso Lorenzo il Magnifico possedeva "maioliche belle" montelupine). L'epoca d'oro di Montelupo può collocarsi tra il 1450 ed il 1530 circa. In questo periodo, verso gli anni '80 del Quattrocento, nella cittadina valdarnese si sviluppano ed elaborano - talvolta traendoli dal vasto repertorio della maiolica spagnola di tradizione araba (Manises) - i decori del Rinascimento, i quali in parte si avvicinano alle tematiche decorative proprie anche ad altri centri di fabbrica italiani, in parte si presentano come del tutto originali e propri del centro valdarnese. La maiolica di Montelupo raggiunge allora la sua massima espansione commerciale, diffondendosi ampiamente sia nel bacino del Mediterraneo (Grecia, Egitto, Marocco, Spagna e Francia), sia lungo le rotte mercantili atlantiche (Inghilterra meridionale, Olanda).

La crisi

Nel corso degli anni '30 del Cinquecento la produzione ceramica montelupina - per problemi che sembrano legati al difficile momento politico che conduce Firenze dalla Repubblica a Principato mediceo - subisce una prima battuta d'arresto nel suo sviluppo. Ad iniziare dal decennio successivo gli effetti dell'inflazione storica (la cosiddetta "Rivoluzione dei Prezzi") sulle imprese ceramiche locali (così come avviene nel resto d'Italia) determineranno un sostanziale mutamento tipologico e tecnologico delle lavorazioni (nascita del "compendiario", aumento della produzione a ingobbio, etc.). Sul finire del XVI secolo tali difficoltà si accentueranno per i prodromi della vera e propria crisi economica che allora si annuncia, facendosi palese negli anni della "crisi europea" del 1618-21. Dopo il 1630, anno della grande pandemia di peste che si diffonde nell'Italia Settentrionale e Centro-Settentrionale, il numero dei ceramisti si riduce considerevolmente, tanto che di molte famiglie, da secoli legate alla produzione della ceramica, si perdono allora le tracce. Nella seconda metà del Seicento Montelupo va incontro ad un fortissimo ripiegamento produttivo, che, lentamente ma inesorabilmente, condurrà alla scomparsa delle fornaci che si dedicavano alla fabbricazione della maiolica, lasciando in vita soltanto attività "minori" - ma in quel periodo, per le mutate condizioni storiche, di maggior resa economica - quali il pentolame da cucina e le terrecotte (orci, conche, etc.).

La rinascita produttiva

E' tra la fine dell'800 ed i primi anni di questo secolo che, ritrovate le condizioni economiche favorevoli alla ripresa della produzione smaltata, Montelupo potrà di nuovo dedicarsi alla lavorazione della maiolica, sviluppandola in particolare nella grande fabbrica Fanciullacci, alla quale faranno seguito decine e centinaia di piccole e medie aziende.

Oggi Montelupo Fiorentino è uno dei maggiori poli ceramici italiani, vocato alla produzione delle materie prime e della maiolica artistica per l'esportazione.

Oltre 120 aziende occupano un totale di circa 1300 addetti che producono materie prime (terre e coloranti), ceramica tradizionale, ceramica di design contemporaneo, piastrelle, terrecotte.

La riscoperta di una tradizione

Solo nel 1975 l'inizio degli scavi archeologici finalizzati al recupero dei materiali contenuti negli scarichi delle fornaci preindustriali (scavo del cosiddetto "pozzo dei lavatoi") permetterà di ricostruire attraverso la necessaria documentazione la storia di questo centro di produzione che fu tra i maggiori d'Italia e certamente uno dei più importanti (basta vedere il raggio commerciale che esso alimentò) dell'intero bacino del Mediterraneo. La storia di Montelupo si pone così come emblematica della storia dei centri ceramici italiani, in quanto la cronologia delle sue fasi di sviluppo, di crisi e di decadenza, corrisponde appieno ai ritmi della crescita economica, sociale e civile del nostro Paese.

Conclusione

Montelupo è stato un centro di produzione ceramica fin dall'epoca medievale. Ancora oggi l'immagine dei suoi piatti o dei vasi, nota in tutto il mondo, si rifà a stili e decori che risalgono al Medioevo e al Rinascimento. L'età d'oro, la stagione cioè di massima fortuna di Montelupo come centro di produzione ceramica per tutta l'area fiorentina, si colloca fra il XIV e il XVI secolo.

Se il far ceramica è un'attività primordiale nella storia dell'uomo, poiché legata alle necessità di vita quotidiana, dall'altro offre un interessante spaccato della cultura, del gusto e della storia politica ed economica di chi l'ha prodotta. Nel caso di Montelupo il legame ed il riferimento non può non essere che con Firenze.

La storia di Montelupo è fortemente determinata dalla sua ubicazione territoriale: da un lato la posizione nella valle dell'Arno, ricca di depositi argillosi, elemento indispensabile per la produzione ceramica, dall'altro la vicinanza di Firenze, importante e ricco centro urbano, contraddistinto da una raffinata e facoltosa borghesia mercantile, che ha reso Montelupo un importante centro di produzione ceramica a livello europeo.

Bibliografia

Storia della tecnologia ceramica ; AEDO.

Le ceramiche della Farmacia di San Marco ; Fausto Berti ;

Fondazione Museo Montelupo.

La Torre - Storia e immagini ; Archivio Fotografico "La Torre".

Immagini di Montelupo ; dalle collezioni private ; Comune di Montelupo.

Le terre di Montelupo ; Tosca.

La ceramica preistorica in Toscana ; Fabio Martini, Pasquino Pallecchi,

Lucia Sarti ; Garlatti e Razzai.

Ceramica romana e Archeometria ; Gloria Olcese ; All' Isegna del Giglio.