ÃÂ raro incontrare testi che, nonostante siano scritti in prosa, presentano delle caratteristiche tali per cui possono essere considerati vere e proprie composizioni poetiche.
LàÃÂAddio montiàÃÂ, parte conclusiva dellÃÂottavo capitolo de ÃÂI promessi sposiÃÂ, romanzo storico scritto dal padre della lingua italiana ALESSANDRO MANZONI, è un limpido esempio di queste opere così particolari.
Si tratta del commovente monologo di Lucia nel drammatico momento in cui, assieme alla madre Agnese ed allo sposo promesso Renzo, attraversa in una barca a remi il lago di Como, per fuggire dal proprio paese e dalle insidie che rappresenta, dopo il grande caos scatenatosi nella tumultuosa successione di eventi che caratterizza la cosiddetta ÃÂnotte degli imbrogli e dei sotterfugiÃÂ.
LÃÂ ÃÂAddio montiÃÂ ÃÂ si articola in poche righe (nellÃÂedizione de ÃÂIl capitelloÃÂ, dal verso 561 al verso 592), ma la ricchezza dei contenuti, uniti ad un linguaggio ermetico e denso di significati, fa si che il breve racconto risulti molto potente dal punto di vista comunicativo e rievochi nel lettore forti emozioni.
Il primo sguardo della povera Lucia, va ai monti, ai torrenti e alle ville; cioè allÃÂambiente nel quale è cresciuta e a cui è affezionata perché ad esso si legano i ricordi dellÃÂinfanzia e dellÃÂadolescenza: ÃÂAddio, monti sorgenti dallÃÂacque, ed elevati al cielo; cime ineguali, note a chi è cresciuto tra voi, [à]; torrenti, deàquali distingue lo scroscio, [à]; ville sparse e biancheggianti sul pendio, come branchi di pecore pascenti; addio!à.
Per farci poi capire quale sia lo stato dàanimo della piangente Lucia, e come lei, di Renzo ed Agnese, Manzoni introduce una figura nuova: quella di un emigrante che sta anchàegli abbandonando: egli si allontana da quelle terre di sua spontanea volontà , e nonostante provi dolore nel farlo, è comunque incoraggiato dal pensiero di poter, un giorno, tornare ricco ai suoi monti. Ben diversa però, è la sensazione di chi come Lucia ÃÂnon aveva mai spinto al di là di quelli neppure un desiderio fuggitivo, di chi aveva composti in essi tutti i disegni dellÃÂavvenire, e nÃÂè sbalzato lontano, da una forza perversaÃÂ.
Infine Lucia posa il suo sguardo nuovamente su degli oggetti, e questa volta sugli oggetti a lei più cari, per i quali prova lÃÂamore più grande: la propria casa ÃÂAddio, casa natiaÃÂ, la casa di Renzo ÃÂAddio, casa ancora straniera, casa sogguardata tante volte alla sfuggita, passando non senza rossore; [à]àe la chiesa ÃÂAddio, chiesa, dove lÃÂanimo tornò tante volte sereno, [à]ÃÂ. Sono i tre elementi che avrebbero dovuto segnare una svolta della sua vita, un grande cambiamento, in cui la figura della chiesa costituisce la chiave, il passaggio da figlia di una madre, a moglie di un marito.
àil momento di maggiore intensità del brano, perché si riferisce alle cose che per la protagonista di questa parte del romanzo, si tingono dei temi più importanti e più belli della sua vita.
Ciò che fa sembrare làÃÂAddio montiààuna poesia, è il linguaggio ricercato e pesato nei minimi dettagli, la presenza di figure retoriche che restano impresse nella mente di chi legge, come lÃÂanafora ÃÂAddio, [à], ma anche lÃÂuso minuzioso della punteggiatura e la musicalità che emerge dalla lettura.
LÃÂ ÃÂAddio montiÃÂ ÃÂ, costituisce un vero e proprio virtuosismo letterario di Manzoni, che dÃÂaltra parte, in tutto lÃÂottavo capitolo dimostra il proprio talento, facendo confluire in un unico capitolo tutti i personaggi visti sin dallÃÂinizio e muovendoli con grande maestria nelle complicate trame dellÃÂazione.
Ma làÃÂAddio montiààè importante soprattutto per un altro motivo: esso delinea in maniera più precisa la figura di Lucia, e ne sancisce una sorta di rivincita. Il personaggio, fino a questo momento apparentemente troppo debole è finalmente capace di dimostrare una sensibilità estranea a qualsiasi altro personaggio.
ÃÂ per questo che Manzoni sceglie proprio Lucia. Per fare filtrare gli eventi attraverso gli occhi di una persona, non debole, ma molto delicata e raffinata nel modo di esprimersi.
Cited: I Promessi Sposi (Alessandro Manzoni)